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N° 60

                                                                                                           

VECCHI FANTASMI

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Come descrivere l’attuale situazione di Iron Man? La si potrebbe definire complicata e pericolosa, ma non sarebbe una grande novità per lui. Mentre si apprestava a trascorrere una giornata in famiglia, Tony Stark aveva ricevuto nel suo laboratorio alla Stark Tower un segnale d’allarme: il complesso industriale della REvolution era stato infiltrato da un intruso. Intervenuto prontamente Tony ha scoperto che l’intruso altri non era che un suo vecchio nemico: il Fantasma, ma a questo punto è intervenuto un altro vecchio avversario ed è allora che sono cominciati i veri guai.

            Il tocco del supercriminale anti industriale che si fa chiamare lo Spettro ha scombinato il sistema operativo dell’armatura di Iron Man che cade in ginocchio.

-Come immaginavo…- sta dicendo lo Spettro -… questo porco si è fatto distrarre da te e non si è accorto di me finché non è stato troppo tardi – si rivolge al suo complice –Su coraggio dottor Birch, mi pare giusto che la vendetta tocchi a lei: usi le armi che le ho dato e lo faccia fuori una volta per tutte.-

-Mah… non so…- il Fantasma appare decisamente titubante –Da quel che ho sentito dire quando ero in prigione, questo non è l’Iron Man originale ma uno che lo ha sostituito dopo che quello è morto.[1] Io non ho nulla contro di lui ma solo contro Tony Stark.-

-Bah sciocchezze. A parte che non ho mai creduto a quella bugia, Iron Man è e rimane il simbolo societario di Stark, che importa chi c’è dentro quell’armatura? Se non hai il fegato di farlo, ci penserò io.

            Mentre lo Spettro si avvicina per piazzare una specie di disco sull’armatura, Iron Man alza la testa. Senza che nessuno all’infuori di Tony possa sentirla, una voce elettronica all’interno dell’armatura sta scandendo…

<<10 secondi al riavvio…. 9….8… 7… 6… 5… 4… 3… 2… 1… 0.>>

            Iron Man si muove rapido e spara un uniraggio pettorale contro il suo avversario che si trova sbalzato all’altro capo della stanza.

-Tu…- esclama questi, sorpreso -… avresti dovuto rimanere disattivato per altri 5 minuti.-

<<Storia vecchia.>> replica Iron Man <<Quella che hai di fronte è la versione migliorata dell’armatura su cui certi trucchi non funzionano più.>>

            O meglio: non funzionano più come una volta, pensa l‘eroe in armatura, ma non è proprio il caso di dirtelo.

            Si è appena rimesso in piedi che qualcosa lo colpisce duro e stavolta tocca a lui volare attraverso la stanza.

            Il Fantasma impugna quella che decisamente non è una comune pistola.

-Ci ho ripensato.- afferma –Che tu sia o meno l’Iron Man che mi ha sbattuto in galera,[2] vale lo stesso la pena di farti fuori.-

            Proprio quello di cui avevo bisogno, pensa Tony.

 

            Se a New York è il primo pomeriggio, nella nazione africana di Azania è tarda notte ma c’è chi non riesce a dormire. Jim Rhodes non è sorpreso di trovare in piedi sulla veranda del bungalow dove alloggiano entrambi anche il suo vecchio amico Parnell Jacobs.

-Scommetto di sapere a cosa stai pensando.- gli si rivolge.

            Jacobs fa un sorriso amaro mentre risponde:

-È fin troppo facile non credi?- indica col dito un punto all’orizzonte.

-Oltre il fiume c’è la Rudyarda e lì da qualche parte c’è Glenda… sempre che sia… che sia…-

-Viva? Certo che lo è. Chiunque abbia attaccato l’ospedale da campo in cui lavorava, non si sarebbe scomodato a portarla via solo per ucciderla altrove, ma l’avrebbe fatto lì come con gli altri.-

-Mi sono detto la stessa cosa ma anche se cerco di razionalizzare non posso non chiedermi se…maledizione: se hanno ucciso Glenda li farò fuori tutti dal primo all’ultimo.-

-Ti capisco amico… se accadesse qualcosa di simile a Rae io reagirei allo stesso modo, ma dobbiamo continuare ad avere speranza.-

            Parnell annuisce non troppo convinto e Rhodey deve ammettere con se stesso di avere le sue stesse paure: nel caos che è diventata la Rudyarda, la vita di un uomo non vale più di una pallottola e quella di una donna ancora meno… ma se Glenda Sandoval è viva loro due la troveranno: lo giura.

 

            Quando Bethany Cabe raggiunge il suo appartamento in compagnia di Ling McPherson trova sulla soglia un mazzo di rose rosse. Lo prende in mano e lo annusa, poi legge il bigliettino di accompagnamento e sorride.

-Jasper Sitwell?- chiede Ling.

            Beth annuisce.

-È così caro e dolce.- risponde –Sembra venire da un’altra epoca. Qualcuno pensa che sia troppo ingenuo per essere il direttore del F.B.S.A. ma sbagliano: anche quando era solo un agente dello S.H.I.E.L.D sotto quella sua aria da bravo ragazzo c’era una forte determinazione e dedizione al suo lavoro.- mentre Beth parla le due donne sono entrate in casa e lei ha cominciato a sistemare i fiori in un vaso –Abbiamo passato insieme l’ultimo weekend e per convincerlo a mollare il lavoro ho dovuto usare tutte le mie… capacità di persuasione.-

-Non dirmi di più o mi farai arrossire.- ribatte Ling.

-Davvero? E che mi dici di te e del giovane Stark? Ci sono particolari da raccontare che farebbero arrossire me?-

-Non esiste in natura qualcosa che possa farti arrossire davvero. Comunque Phil non ama usare il cognome Stark. Temo che non abbia ancora digerito l’idea di far parte di una famiglia di industriali.-

-Phil? Oh beh… ma siamo serie adesso: sei sempre convinta che volessero uccidere lui e non te anche dopo l’attentato di oggi?-

-Potrebbe essere un tentativo di eliminare la sua guardia del corpo. Il guaio è che sia io che lui abbiamo pestato i piedi a troppa gente e la lista di chi potrebbe volerci morti è molto lunga.-

-Non dirlo a me… beh non perdiamo tempo: c’è solo una cosa da fare adesso.-

-Cosa?-

-Andiamo dal tuo amichetto. È rimasto solo troppo a lungo, non credi?-

 

 

2.

 

 

            Il sole sorge sulla baia di Kowloon a Hong Kong ed i suoi raggi penetrano in una certa stanza di uno dei più lussuosi hotel della zona svegliando uno degli occupanti.

            Meredith McCall si stira soddisfatta. Kenzo Fujikawa si è dimostrato all’altezza delle sue aspettative dopotutto. La donna si alza e poco dopo esce dal bagno allacciandosi in vita una vestaglietta.

Colta da non sa bene quale impulso si avvicina alla piccola cassaforte a muro e ne estrae un astuccio che poi apre. All’interno c’è un guanto di metallo, quello appartenuto alla supercriminale Cybermancer e fonte del suo potere. Meredith lo fissa come affascinata. Chissà che effetto fa indossarlo usare il suo potere? Allunga la mano poi la ritrae di colpo.

Questa cosa è viva, pensa mentre richiude con un colpo secco l’astuccio e si affretta a riporlo in cassaforte. Forse la sua è solo suggestione ma non può fare a meno di pensare che quel guanto ha già corrotto l’anima di una giovane donna trasformandola in una spietata assassina. Avrebbe dovuto essere distrutto ma Ken ha pensato che fosse più utile impadronirsene e farlo studiare ai cervelloni della Stark-Fujikawa. Meredith pensa che sia una cattiva idea ma non poteva rifiutare al vecchio Kenshiro Fujikawa il favore di scortare il guanto fino a New York

Beh… inutile pensarci adesso. Meglio tornare a letto prima che il suo compagno si svegli e cercare di scacciare i brutti presagi. Si toglie la vestaglia e si infila sotto le lenzuola.

 

Tony Stark, pensa che avrebbe decisamente preferito trovarsi tra le lenzuola con Pepper Potts che trovarsi ad affrontare nuovamente lo Spettro o al limite lasciare questa grana ad uno degli altri Iron Men: Mike O’Brien magari. Ah… tutte sciocchezze: nessuno meglio di lui sa come tener testa allo Spettro… o almeno è quel che continua a dirsi cercando di non pensare a quanto sfuggente e pericoloso sia sempre stato il suo avversario e tanto per complicare le cose si è anche trovato un alleato.

Tony si era quasi dimenticato di Donald Birch, un ingegnere frustrato che aveva scaricato le sue paranoie su di lui. Qualunque cosa fosse quella che l’ha colpito era abbastanza potente da scuotere l’armatura. Non sarà affatto uno scontro facile.

-Stark ha sempre sottovalutato il mio genio ma dopo che gli avrò fatto avere la tua testa infilzata su una picca dovrà ricredersi.- gli dice il Fantasma.

            Ma perché i megalomani paranoici toccano tutti a lui? Perché non vanno a rompere le scatole all’Uomo Ragno o ai Fantastici Quattro, tanto per cambiare?[3]

<<Ok, Fantasma, hai avuto la tua occasione e l’hai sprecata, ora tocca a me.>>

            Il Fantasma è un normale essere umano non può colpirlo troppo duramente, basterà una scarica di repulsori a bassa intensità.

            La scarica parte e il Fantasma trema un po’ ma resta in piedi.

-Non avrai davvero pensato che con la prospettiva di scontrarmi con te non mi fossi equipaggiato di un’armatura leggera sotto il costume, vero?- lo schernisce il suo avversario.

<Ora che me lo dici… sì, un po’ ci speravo. Ma almeno questo significa che posso andarci giù pesante con te.>>

-Ammesso che io te lo consenta.- replica lo Spettro.

            Si era dimenticato di lui, grosso errore.

 

            Happy Hogan si fa trovare davanti all’Howard Stark Memorial Hospital quando ne escono medici e infermiere a fine turno. Georgia Jenkins è tra loro. Sta chiacchierando con due sue colleghe: una dai capelli rossi ed una brunetta, quando lo vede.

-Happy!- esclama –Sei puntuale. Ti ricordi le mie amiche Christine Palmer e Linda Carter, vero?-

-Uh… sì: ci siamo conosciuti quando ero paziente qui.- risponde Happy con un po’ del suo solito imbarazzo.

-Un’esperienza che non le consiglio di ripetere.- dice ridendo Christine Palmer, la rossa.

-E non ne ho intenzione, infatti.- replica Happy

-Beh… ora è il caso di lasciarvi soli.- interviene Linda Carter –Non vogliamo certo rovinarvi la serata.-

-Giusto.- aggiunge Christine facendo l’occhiolino -Divertitevi e tu, Georgia, non fare nulla che io non farei.-

-E cos’è che non faresti tu, Christie?- le chiede la sua collega di colore.

-Oh io farei di tutto.- risponde l’altra ridacchiando.

            Si allontanano e Happy resta silenzioso.

-A cosa stai pensando?- gli chiede Georgia.

-A perché una donna bella come te voglia uscire con un orso come me.- risponde lui.

-Oh bella… ma perché sono soggiogata dalla tua personalità magnetica, per che altro?-

            Happy solleva di un millimetro il labbro superiore, il che per lui vuol dire che sta sorridendo. Di certo fanno una strana coppia loro due: un ex pugile suonato di origine irlandese non più giovanissimo ed una giovane ed attraente afroamericana. Ma certe domande fanno solo perdere tempo ed il tempo è meglio sempre goderselo.

 

 

3.

 

 

            Il piccolo elicottero atterra in una radura e tre uomini sono lesti a saltar giù.

-Da qui in avanti comincia la zona pericolosa.- spiega Patrick McKenna –Chiunque incontreremo probabilmente cercherà di prendersi la nostra testa… oltre a tutto il resto s’intende.-

-Se cerchi di farci paura, hai sbagliato persone McKenna.- ribatte Jim Rhodes –Io e Parnell non siamo esattamente dei novellini dovresti saperlo.-

            Parnell Jacobs fa un sogghigno prima di aggiungere:

-Credo di essermi fatto tutte le guerre degli ultimi 15 anni o di averci contribuito.-

-Lo so bene.- replica McKenna –Eri uno dei miei migliori fornitori di armi prima che… prima di andare in pensione, diciamo.-

-Vivo bene adesso… magari guadagno di meno ma dormo molto meglio la notte.-

-Beh… mi auguro che tu non abbia dimenticato nulla della tua vecchia vita perché se c’è una cosa sicura è che andremo incontro ad un sacco di guai.-

            Rhodey passa la mano sulla valigetta che porta con sé e scambia uno sguardo d’intesa con Jacobs. Vengano pure i guai: loro due sono pronti ad affrontarli.

 

            Mentre attende sul tetto della Stark Tower, Michael O’Brien riflette sul suo prossimo viaggio. Se attraverso i canali ufficiali non può ottenere nulla di concreto, allora farà a modo suo. Non ha mai incontrato Indries Moomji se non, forse, di sfuggita per i corridoi della Torre quando viaggiava col nome di India Queen, ma ha spinto una donna che conosce al suicidio e se Rebecca Bergier è ancora viva lo deve solo ai presentimenti di Happy Hogan. Ha promesso di catturarla e lui è uno che mantiene le promesse.

            La vista che gli si presenta di lì a poco ormai non lo sorprende: una Maserati volante dalle cui ruote disposte orizzontalmente escono dei getti d’aria. L’auto atterra impeccabilmente mentre le ruote riprendono l’assetto normale. Il portello dal lato del guidatore si apre e ne esce una bella ragazza bionda che indossa l’uniforme dello S.H.I.E.L.D. e che subito si presenta

-Mr. O’Brien? Sono l’Agente 324. Il Direttore Fury mi ha incaricato di accompagnarla.-

            Ottimo Inglese con una lieve traccia di accento... tedesco, forse? Pensa Mike, beh... potrebbe anche chiederglielo dopotutto. Le fa un sorriso mentre le risponde.

-Una buona compagnia se posso dirlo… miss… ha un altro nome o devo chiamarla solo 324?-

            Lei esita qualche istante poi, risponde:

-Klemmer, Judith Klemmer. Su venga adesso.-

            Mike sale al posto del passeggero e pochi istanti dopo la Maserati riparte riprendendo l’assetto di volo.

 

            Iron Man spara una scarica di repulsori contro lo Spettro ma il criminale si limita a ridere mentre ne viene attraversato senza danno.

-Non hai ancora imparato che le tue armi sono inutili contro di me?- lo sfotte.

<<E tu non hai ancora accettato il fatto che alla fine ti sconfiggo sempre?>> replica Tony.

-Ma mai con gli stessi trucchi e ormai li stai esaurendo.

<<Nei tuoi sogni.>>

            Tony vorrebbe essere così sicuro come sembra ma la verità è che per lui combattere lo Spettro è sempre stato un serio problema per colpa di quel maledetto potere di intangibilità.

            Il colpo lo prende assolutamente di sorpresa ma per fortuna l’armatura ne assorbe tutto l’impatto.

-Ancora in piedi?- commenta il Fantasma –Sei più tosto di quanto ricordassi. Immagino che mentre ero in prigione Stark abbia fatto un bel po’ di migliorie all’armatura… magari rubandomi qualche idea… beh si tratta solo di ricalibrare l’intensità della mia pistola.-

            Iron Man scatta con velocità insospettata e lo afferra per il bavero.

<<Dovresti perdere meno tempo a parlare e più ad agire. Per mia fortuna voi supercriminali megalomani sembrate amare il suono della vostra voce.>>

            Con una mossa rapida scaglia il suo avversario contro lo Spettro che riesce appena a tempo a rendersi immateriale mentre Birch finisce contro una vicina parete.

-Non avrai davvero creduto di potermi battere così, vero?- esclama il supercriminale.

<<Ammetto che un po’ ci speravo… ma almeno mi sono sbarazzato di Birch.>>

-Con me non sarai così fortunato, credimi.-

            Ci credo, pensa il Vendicatore Dorato, ci credo.

 

 

4.

 

 

            Rudyarda, Africa. L’annoiato caporale osserva la Jeep che viene verso di lui: tre neri ed un bianco insieme, insolito da queste parti… a meno che non siano trafficanti, ovvio.

            Ordina loro di fermarsi e li scruta. A parte l’autista nessuno di loro è nato in Africa ci scommetterebbe la paga del mese. Quello con la barba ha con sé una valigetta, magari contiene qualcosa di prezioso. Soldi o diamanti forse. L’autista è nervoso ma il bianco sorride.

-Ehi caporale, il generale Ngomo è ancora da queste parti?- chiede.

-Tu conosci il generale?- il caporale è perplesso.

-Certo… sono uno dei …-

            Qualunque cosa volesse dire è interrotta dal rumore di esplosioni. La postazione è sotto attacco.

-Chi diavolo sono?- chiede Parnell Jacobs.

-E chi lo sa?- replica McKenna –Lo sai che qui c’è solo l’imbarazzo della scelta.-

            Spari ed esplosioni si susseguono, poi ecco qualcosa di nuovo: una figura umana appare improvvisamente in cielo: un uomo dai capelli biondi, un costume bianco e uno svolazzante mantello giallo. Si arresta a mezz’aria e dai suoi occhi partono due raggi gemelli che fanno esplodere due postazioni armate.

-Odio dirlo…- commenta Jacobs -… ma se non è un uccello o un aereo, chi diavolo è?-

-Il Vendicatore Bianco.- spiega McKenna –Uno dei membri dei Supremazisti, il supergruppo pro apartheid di Azania. Non ne avevo più sentito parlare dopo il cambio di regime.-

-Supergruppo?- chiede Jim Rhodes –Ce ne sono degli altri quindi.-

-Già… e stanno arrivando.-

            Dal lato indicato da McKenna sono comparse altre cinque figure in costume.

-Bene bene.- commenta Rhodey –Pare che il gioco si stia facendo duro…- apre la sua valigetta e l’armatura di War Machine si compatta intorno a lui <<Sei pronto a giocare Parnell?>>

            Attorno a Parnell Jacobs sembra formarsi dal nulla un’armatura bianca e azzurra: il modulo alieno chiamato Eidolon Warwear.

<<Sono sempre pronto.>> risponde.

 

            Posso fare lo spaccone quanto voglio, pensa Tony Stark dentro la sua armatura, ma la verità è che non ho la più pallida idea di come sconfiggere lo Spettro. Posso solo sperare che mi venga in mente qualcosa mentre lo tengo a bada.

-Ti vedo esitare Iron Man, hai forse paura?- lo motteggia il suo avversario –Dovresti averne. Ho studiato bene il mio piano stavolta e non posso perdere.-

<<Se questa fosse una gara di ego, tu l‘avresti già vinta per abbandono.>> replica Iron Man <<Daresti dei punti anche al mio amico Thor.>>

-Cerca pure di fare dello spirito se ci riesci, ma non servirà a fermarmi.-

            Ha qualcosa in mente, riflette il Vendicatore in armatura, ma come posso fermarlo se non riesco neanche a toccarlo? Se è furbo come credo avrà preso sicuramente delle contromisure contro il trucco usato da Happy per sconfiggerlo l’ultima volta.[4] Beh… tanto vale provare.

-Sei proprio un testone. Te l’avevo detto che non avrebbe funzionato.- ride lo Spettro poi si rivolge al suo socio che si è appena ripreso –Ora Birch, ora.-

-Ok… è la sola risposta

<<Che cosa stai…?>> comincia a dire Iron Man ma non riesce a finire la frase.

            Un attimo dopo il mondo esplode.

 

            Il viaggio sull’auto volante termina sopra una delle meraviglie moderne: l’Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D.

            Ad attendere Mike O’Brien e Judith Klemmer ci sono Nick Fury e Valentina Allegra De La Fontaine.

-Allora O’Brien…- dice Fury all’ex poliziotto –Sei sempre deciso a dar la caccia a quella Indries Moomji?-

-Ci puoi scommettere il tuo occhio buono.- ribatte Mike –Ho preso due settimane di ferie e spero che bastino.-

-C’è una cosa che devi capire bene: dovrai cavartela da solo. Lo S.H.I.E.L.D. non ha alcuna autorità per intervenire ufficialmente. Anche se abbiamo forti sospetti che Indries Moomji sia collegata ad organizzazioni classificate come pericolose per la sicurezza internazionale, non abbiamo prove… ma nulla ci vieta di stare a guardare mentre un civile americano la rapisce e la riporta negli Stati Uniti per essere processata per i crimini commessi lì… un cittadino americano ed una cittadina austriaca per essere esatti.

-Cosa?- esclamano quasi all’unisono O’Brien e la Klemmer.

            Fury sogghigna mentre replica:

-Fino a prova contraria, O’Brien, tu sei un maschietto e la Moomji possiede un potere superumano di seduzione. Non voglio correre il rischio che una volta a tiro tu soccomba alle sue grazie. Ti serve qualcuno al tuo fianco che ne sia immune e l’Agente 324 è decisamente etero stando al suo fascicolo.-

-Signore io…-

-Silenzio Klemmer. Leggo dalle tue note di servizio che hai maturato molte ferie arretrate. Ti prenderai due settimane da adesso e casualmente tu ed il tuo amico Mike O’Brien andrete a passare entrambi le vacanze nello stesso luogo in cui è diretta Indries Moomji. Considerati in congedo.-

-Io… va bene, signore.-

            Nemmeno Mike è molto entusiasta, anche se riconosce che Fury ha ragione. Beh almeno gli ha dato come compagna una bella bionda. Poteva capitargli di peggio.

 

 

5.

 

            Pepper Potts sa bene che preoccuparsi per Tony è una perdita di tempo: lui è di certo ben disposto a cambiare certi aspetti del suo stile di vita per amor suo, ma ci sono certe cose che continuerà a fare comunque ed essere Iron Man è una di queste. Certo… è vero che finora se l’è sempre cavata e che tutte le volte che sembrava essere morto in realtà non era vero ma…un conto è dirselo un altro è non avere paura.

-Papà torna presto?- chiede il piccolo Andy –Volevo che mi aiutasse con questi esercizi di matematica.-

-Beh su questo posso forse aiutarti io.- risponde Pepper sorridendo e glissando su Tony –Fammi vedere.-

            In quel momento un allarme assordante proviene dal laboratorio ed il bambino si porta le mani alle orecchie.

            Pepper corre nel laboratorio e quando vede sul quadro comandi a cosa corrisponde l’allarme le sfugge un urlo.

-NO!-

 

Eddie March si sta allenando alla Palestra Fogwell tempestando di pugni un punching ball quando il suo cercapersone speciale si mette a suonare. Quando accade in genere sono guai seri, del genere che richiedono un intervento in armatura.

-Guai al lavoro Eddie?- gli chiede Pop Fenton, il gestore della palestra.

-Qualcosa del genere, Pop.- risponde Eddie –Temo di dover andar via.-

            Cosa può essere successo? Si chiede l’ex pugile di colore: quel genere di allarme parte solo in casi molto gravi e significa una sola cosa: una delle armature non risponde.

 

            Non è davvero la fine del mondo ma l’esplosione è comunque violentissima con un rombo assordante, un lampo di luce accecante ed un’onda d’urto che spazza qualunque cosa sul suo cammino, per tacere dell’onda di calore che si propaga tutt’intorno.

             Per fortuna la maggior parte dei dipendenti della REvolution è riuscita ad evacuare gli edifici prima che fosse troppo tardi e quasi nessuno rimane ucciso o ferito seriamente. Non si può dire, però, lo stesso degli edifici e le altre infrastrutture. La conta dei danni si farà in seguito, ora i pensieri sono altri.

            Non appena è possibile qualcuno comincia ad avanzare verso l’epicentro dell’esplosione: la palazzina dove si testano i prototipi. Nulla è rimasto di intatto. Un disastro per la società ma una cosa che salta agli occhi è l’assenza di qualunque traccia di coloro che dovevano essere all’interno dell’edificio. Pochi si preoccupano dei sabotatori, dopotutto è molto improbabile che siano rimasti coinvolti da un’esplosione che con quasi certezza loro stessi hanno causato. No… quello che interessa tutti, specie la donna alta e coi capelli biondi e quella più anziana, bassa ed un po’ sovrappeso è un’altra cosa ed è Mrs. Arborgast a dar voce alla domanda:

-Dov’è finito Iron Man?-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

 

            Già… dov’è finito Iron Man? Non crederete certo che ve lo dica adesso vero? Abbiate pazienza e saprete tutto… beh forse proprio tutto no, ma abbastanza, ve lo prometto.

            Nel prossimo episodio: il destino di Tony Stark, War Machine e Warwear contro i Supremazisti, il vero fato di Glenda Sandoval, Mike O’Brien e riluttante socia alle calcagna di Indries Moomji finiscono in uno scenario da intrigo internazionale e molto altro.

 

 

Carlo



[1] O così credono tutti o quasi dopo gli eventi di Iron Man Vol. 1° #230 (In Italia su Iron Man, Play Press, #14.

[2] Su Tales of Suspense #63 (Prima edizione italiana su Devil, Corno, #47)

[3] Che sia perché anche loro hanno la loro quota di megalomani più o meno paranoici di cui occuparsi? -_^

[4] Nell’episodio #15.